5 motivi per avvicinarsi alla scrittura autobiografica

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“La Reproduction interdite”, René Magritte, 1937 (particolare)

“Sono stato sincero riguardo a me stesso in questo libro. Parlo del mio primo errore a pagina 850”.

Kissinger evidentemente, o aveva un’ottima opinione di sé o era irresistibilmente spiritoso.

Sono tanti gli approcci che puoi avere nei confronti delle storie che ti riguardano. Curiosità, paura, incertezza, allegria. La cosa stupefacente che lo scopri solo filando, come faceva Berta nella canzone di Rino Gaetano. “E Berta filava/E filava la lana…”.

Scrivere è un po’ come filare la lana di Berta.


Ed ecco 5 – dei tantissimi – buoni motivi per avvicinarsi alla scrittura autobiografica:

  1. è la possibilità di osservare una nuova versione di te. Sembra strano, ma ogni volta che ti descrivi lo fai in modo differente. Come mai?
  2. è un’occasione di libertà: scrivi, anche solo per te stesso, tutto quello che avresti voluto dire e che non hai mai avuto il coraggio di dire. Potrai pilotare, creativamente, le tue emozioni.
  3. è ascolto: bisogna scrivere come davanti a un paesaggio nuovo. Ascolta il ruscello, annusa il giacinto, osserva l’acqua che scorre: i sensi sono in festa.
  4. è un atto creativo: descrivi tua madre o chi vuoi tu. Stai trasformando la persona in personaggio (lo vedi, lì, nero su bianco sul foglio?) e gli stai ridonando una vita esclusiva.
  5. è capire che non esistono storie insignificanti. Le storie che leggiamo nei libri, sono state prima idee e prima ancora esperienze umane. Esistono solo gli strumenti per ‘apparecchiarle’.

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