Albe

È appena terminato il fine settimana del Laboratorio Permanente di scrittura Il Portolano e sono ancora inebriata dalle emozioni sbocciate come gemme di pesco dagli elaborati dei Portolani. Si parlava di nascita, sotto l’ombra di un albero, in un parco che scintillava di verde, dei primi soli e delle brezze gentili della primavera.
“Le albe”, dice Rimbaud “sono strazianti” nel suo Battello Ebbro. E in effetti, non è facile passare da una forma di vita a un’altra senza sforzi che sembrano sovrumani.
L’abbiamo fatto con le parole, sabato e domenica, versando qualche lacrima, asciugata con dolcezza dal potere rigenerante ed evocativo della scrittura.

Anche la letteratura è un’alba. Un momento in cui si schiude la narrazione a sviluppi originali, si spalancano le parole a significati diversi, la sintassi può essere reinventata. La conferma, che attraverso le parole, possiamo nascere un’altra volta. E come vogliamo noi. Come ci piace di più.

In attesa di raccogliere i brani dei Portolani, ne propongo oggi uno di Claude Roy (1915-1997) che finge di ricordarsi in prima persona come andarono le cose quella fatidica “prima volta” e nel farlo, racconta la sua lotta tremenda per venire alla luce. Comunica soprattutto come stava bene quando si trovava nel grembo materno:

Non ho conservato un ricordo molto preciso della mia prima uscita, del caldo e del freddo della nascita, e nemmeno dell’entrata inaugurale dell’aria nei miei polmoni. La sola cosa di cui sono sicuro è che prima stavo bene, e dopo: stupito. Lo stupore non mi ha più lasciato. Il sentirsi bene, il sacco tiepido, e liquido, e salato, la buona tasca cucita che non lascia nessuno spazio alla pesantezza, al bisogno, alle questioni, alle dichiarazioni d’imposta, a niente, il benessere insomma, io riconoscevo il loro gusto a colpo sicuro. Non sono mai stato capace di rispondere all’ultima domanda che c’è sul foglio che ti danno da riempire negli alberghi. Motivi del viaggio? Affari o turismo?

E tu? Hai qualche ricordo della tua nascita?
C’è qualcosa di umoristico -  che ti hanno raccontato – legato al fatidico momento?

Prova a scriverne facendo tesoro di quello che sai, che ti hanno raccontato o che ti ricordi. Poi spedisci a: scrivimi@parlamidite.it

Lo scritto più divertente verrà pubblicato nel blog de Il Portolano.

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