Dentro la palla di neve sulla scrivania di mio padre c’era un pinguino con una sciarpa a righe bianche e rosse. Quando ero piccola papà mi metteva seduta sulle sue ginocchia e prendeva in mano la palla di neve. La capovolgeva perché la neve si raccogliesse tutta in cima, poi con un colpo secco la ribaltava. E insieme guardavamo la neve che fioccava leggera intorno al pinguino. Il pinguino è tutto solo, pensavo, e mi angustiavo per lui. Lo dicevo a papà e lui rispondeva: «Non ti preoccupare, Susie, sta da re. È prigioniero di un mondo perfetto».
È un brano tratto da Amabili Resti di Alice Sebold. Non tutti sanno che il libro è una trasposizione metaforica dell’autobiografia dell’autrice.
Nella vita reale, da ragazza, Sebold subisce un’aggressione per stupro e decide di farne materia per un’autobiografia, Lucky. Ma nella stesura, l’autrice è ancora troppo dentro il dramma, non ha raggiunto la giusta distanza e non riesce a comporre un testo che sa parlare ai lettori.
Passa il tempo ma quel dolore rimane una ferita da sanare e Alice sa che solo la scrittura riuscirà a farlo. Ci riprova, ma questa volta sceglie una ‘portavoce’, una sorta di ‘altra da sé’, che le permette di raccontare la storia in un altro modo, portandoci in un mondo irreale ma coerente.
Il trauma non ha parole per descrivere le proprie emozioni. È qui che viene in soccorso la scrittura che dà ordine a tutto e codifica il senso di quello che è accaduto. Sebold è perfettamente riuscita a farlo attraverso Amabili resti, un successo editoriale che ha venduto 12 milioni di copie in tutto il mondo. Attraverso la trasformazione della sua autobiografia ‘pura’ in fiction, Alice è riuscita a creare un racconto sequenziale e plausibile, cioè a trasformare un’esperienza personale in una narrazione. E così, abbiamo capito fino in fondo la gravità del trauma e soprattutto abbiamo empatizzato con la protagonista. E l’empatia, si sa, non solo è uno dei segreti che rendono un testo coinvolgente ma è anche uno dei modi che l’essere umano ha di stare con gli altri, in questo mondo. Per capire se stesso un po’ di più.
“La nostra pena si riversò dall’una all’altra come acqua versata di tazza in tazza, e tutte le volte che raccontavo la mia storia ne perdevo un poco, una minuscola goccia di dolore. Quel giorno compresi che volevo raccontare la storia della mia famiglia. Perché l’orrore sulla Terra è reale e accade tutti i giorni. È come un fiore o come il sole, è qualcosa di incontenibile.”
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