Elogio delle curve

di Cristina Cason
Cari ragazzi e ragazze, ho le tette grandi.
Anche da adolescente, nonostante fossi molto longilinea (adesso non si sospetterebbe…) le due zucchette anteriori hanno sempre fatto la loro porca figura, occhieggiando in spiaggia da bikini microscopici autoprodotti con trenta centimetri di tela e qualche anellino da tenda di ottone.
Il sedere, triangolare di forma come quello di mio papà, stava bello alto, addobbato di gonne indiane con gli specchietti e, spessissimo, di pantaloni.
Le mini swinging London nere o scozzesi dei giorni di scuola erano accompagnate da magliette elasticizzate che vestivano aderenti fasciando i Colli Euganei come la pelle di un serpente e, come questa, venivano smesse quando l’animale in esse contenuto non ci stava più. Spesso nere, amoreggiavano con i jeans a sigaretta consumati o con le braghe a zampa d’elefante a stampe  psichedeliche.
Erano gli anni di Woodstock, make love not war, give peace a chance, no nukes e io trasformai un paio di eleganti pantaloni di lino grezzo ereditati dalla zia Alma nel manifesto della mia ribellione di brava ragazza: li sfrangiai dal ginocchio in giù con una lametta e li indossai in un memorabile pomeriggio di quasi estate, chiedendo al mio primo amore e agli amici riuniti a casa mia di disegnare o scrivere con i colori da stoffa ognuno qualcosa negli spazi disponibili. Ricordo che lui, per cui impazzivo, mi tracciò sulla tasca posteriore sinistra un cuore rosso trafitto da una freccia e, dentro, la formula della relatività generale: E= MC2. Avrebbe dovuto innescarmi qualche dubbio, se fossi stata meno cotta.
Mia mamma inorridì e cercò di dissuadermi dall’indossarli. Non c’era metodo migliore per convincermi ad innalzarli a capolavoro: li misi tutti i giorni, per l’intera estate.Tranne quando, con cura reverenziale, li lavavo col detersivo per delicati e li stendevo in giardino ad asciugare. Durante una di queste sedute di manutenzione, in settembre, scomparvero. DESAPARECIDOS. Avevo sospetti fondati su chi fosse il Battaglione Olimpia responsabile dell’assassinio, ma tutto quello che ottenni fu l’informazione che erano stati “terminati”, come i replicanti di Blade Runner. E crudelmente, a forbiciate.
Ne portai il lutto per mesi.
Tornando alle tette, quando nacque mia figlia la montata lattea si presentò con dimensioni da monte Ararat e flusso da Diluvio Universale: la 10a di reggiseno da allattamento e latte materno in esubero che strabordava a cadenza regolare, allagando golf e camicie se non me lo toglievo. Chiara deve avere in giro per il mondo innumerevoli “fratelli di latte”, perché ogni giorno per un mese il reparto Prematuri dell’ospedale di Treviso ricevette un biberon da 250cc, fresco di tiralatte.
Con il tempo e le storie della vita, le due signore gemelle del mio respingente sono diventate meno arroganti e guardano un tantino verso il basso più che scrutare l’Empireo. In ogni caso, mantengono una considerevole stazza. Un giorno, per curiosità, ne ho appoggiata una sulla bilancia di cucina: Madonnina, oltre un chilo e mezzo…
Devo dire che pesucchiano quando corro o faccio qualcosa di fisicamente impegnativo. Una volta che avevo avuto amici a cena, richiudendo la prolunga del tavolo dopo aver sparecchiato, me ne sono pizzicata una. Che mal! Mi è uscito un livido a cuneo, blu di Prussia.
Ma le amo perché sono dolci, morbide e accoglienti.
Paolo, che non sopporta le tavole piallate se non nel suo laboratorio, ne è un fan silenzioso ma fedele.
Poveri uomini, così verticali, non potrete mai sapere com’è bello aver due tette come le mie.

E tu, non sei curioso di sentire cosa può raccontare il tuo corpo?

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Sabato 21 gennaio Ex Umberto I° Borgo Mazzini, 23

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