Ho fame di un cibo che non esiste, che sono rimasta senza perché l’ho mangiato tutto e ne ho abusato quando avevo la pancia piena e mi è mancato quando ero affamata, così, di quel cibo nessuna traccia, nemmeno gli avanzi di frammenti sbriciolati in farina dissolta come borotalco alla menta.
Menta che mente alla mia mente.
Erano ricordi infantili di pezzi mal digeriti.
Astinenza forzata, rigurgiti ferrosi e sanguinaccio.
Indigesti gesti,
e resti di rossetto sui denti che mamma non sapeva metterlo sulle labbra che poi papà le diceva: «puttana!, dove vai conciata così?».
Papà, quando tornava ubriaco e sapeva da nitroglicerina tra le dita e aceto dappertutto.
Ho fame di un cibo che il mondo è pieno.
Girasoli di grano, gelsomini aggrappati alla luna, fragole di maggio, rosso d’anguria e creme di marmellata spalmate sul corpo. Calmanti per gli attacchi di fame.
Menta che mente alla mia mente.
Erano ricordi infantili di pezzi mal digeriti.
Astinenza forzata, rigurgiti ferrosi e sanguinaccio.
Indigesti gesti,
e resti di rossetto sui denti che mamma non sapeva metterlo sulle labbra che poi papà le diceva: «puttana!, dove vai conciata così?».
Papà, quando tornava ubriaco e sapeva da nitroglicerina tra le dita e aceto dappertutto.
Ho fame di un cibo che il mondo è pieno.
Girasoli di grano, gelsomini aggrappati alla luna, fragole di maggio, rosso d’anguria e creme di marmellata spalmate sul corpo. Calmanti per gli attacchi di fame.
Laura Giacomel
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quel doppio “che” della prima riga disturba uno scritto per il resto interessante
Grazie della segnalazione.
L.G.