Incontro con la scrittura

di Luisa Strazzer (Scavo 2017)
Ѐ l’inizio di novembre, piove a secchiate da parecchi giorni. 
In casa non mi annoio perché siamo in tanti e ci si diverte lo stesso. Ho preso in braccio la sorella neonata e, di nascosto, l’ho infilata nella carrozzina delle bambole: blu, stile inglese, mi arriva alla pancia, le ruote grandi e bianche formano una x sotto il peso di Chiara che straborda da ogni lato. Riesco a percorrere quasi tutto il corridoio, ma poi la mamma si accorge e mi toglie la “mia bambina”.
«Ma non devi fare i compiti tu?». mi chiede con tono da colta nel sacco.
«Sì, sì, ma non so cosa scrivere» rispondo, sicura di asciugarmela con una battuta.
«Non sai cosa scrivere? Chiedi a papà che ti aiuti!».
Ho sette anni, ho iniziato da poco la seconda classe, scrivere da sola un testo è noioso, ho solo voglia di giocare. 
Il papà sposta con delicatezza la sedia accanto alla mia, si siede e comincia a farmi delle domande usando la voce come una coperta di cashmere. 

Sto rispondendo a monosillabi, quando chiudo gli occhi e mi vedo davanti l’immagine di un uomo vista al telegiornale la sera prima. Hanno detto che nella nostra città verrà a farci visita una persona importante che si chiama Aldo Moro. Non so chi sia, ma è sempre in televisione e mi pare un argomento degno da scrivere.
Il papà concorda. Scrivo con il pennino a lancia e l’inchiostro. Devo stare molto attenta perché non posso cancellare. La tensione mi fa piantare la punta e una piccola macchia nel foglio si espande come una nuvola carica di pioggia. 
Le lettere si adagiano sul biancore della carta: sono perfette. La maestra ci tiene all’ordine ed ho imparato a scrivere le “a” e le “o” rotonde come fossi Giotto. Il papà mi ha raccontato una storia sulle “o” del pittore e non penso di essere da meno.

Messo il punto finale, cerco di alzarmi per continuare i giochi, ma il papà mi fa rileggere il breve testo che comincia con “Il presidente del Consiglio Aldo Moro verrà a visitare Vittorio Veneto. 
«Papà,» gli dico «dopo Moro posso scrivere: dal ciuffo bianco?». 
«Sì, sì sta benissimo, hai ragione! Ha proprio un bel ciuffo ed è un peccato se non lo scrivi». 
Mi sembra di essere una pittrice e di avergli colorato io i capelli. 
Vado in bagno per starmene da sola, mi chiudo a chiave. Ormai è buio, apro la finestra, non sento più la pioggia, alzo gli occhi e nel nero brilla un punto luminoso. 


Leggi correlate:

Lascia un commento