E ora? A zonzo per la città, alla stazione dei treni o dei bus, o al bar, al cimitero, davanti a una scuola, magari con una barba finta per non venire scambiato per un maniaco spione. Ascolta i discorsi delle persone, come se fossi un turista nella città invisibile di Calvino (che però ora vedi), un emigrato che torna a casa dopo aver fatto tonnellate di gelati in Germania.
Descrivi il tuo personaggio, fisicamente, quel suo modo di muovere le ginocchia mentre cammina, di sollevare la mano quando saluta il giornalaio, la voce a tratti acuta e a tratti baritonale, come si accende una sigaretta per poi lasciarla andare quasi tutta in cenere perché si è incantato a osservare l’idillio di due colombi sul selciato della stazione dei treni.
Questo è il presente del tuo personaggio che chiamerò Romeo. Ma di Romeo devi possedere tutto il tempo. Non solo il presente ma anche il passato e il futuro.
Romeo, chi è stato? Ha una giacca sformata e quindi vive da solo, in una casa lontano dal centro, con un cane e due galline. È tornato dalla Germania dove ha lavorato per dieci anni, quindici ore al giorno, specialità: gelato al radicchio. Si è sposato con una turca che l’ha lasciato per un malavitoso incallito. Gli è venuta la depressione ed è tornato in Italia dove vive la sorella con i tre figli. Ora fa lunghe passeggiate lungo corso Garibaldi, metodico, in cerca di ispirazione, alle nove del mattino, fuma tre sigarette e guarda gli animali, gli unici che lo capiscano.