Anche la zia, l’ultimogenita, ragazzina scattante, prendeva il sole con noi, due fette di cetriolo sugli occhi e, sulla pelle, misture fai da te a base di crusca, limone, birra, tuorli d’uovo. Prima aveva delle trecce bionde la Fiorenza e dopo, un caschetto di capelli dritti e luminosi. Dalla nonna, la sera, faceva le prove delle canzoni, era tutto un trillo e un gorgheggio.
Tutte le mattine, tutte le sante mattine partiva alle sette per andare a Lughignano dove aveva un salone di parrucchiera, salone Florence. Zia Florence andava così nel suo salone francese di Lughignano e pedalava su ruote più grandi di lei, sembrava una bambina, arrivava a malapena ai pedali.
Anche adesso è così, sembra una ragazzina che arriva a malapena ai pedali. Appena racimolato il giusto, ha comperato la cinquecento crema, la cincen. E così arrivava al salone Florence in cinque minuti. E andava anche a Roma con la sua cincen decapottabile e il suo foulard svolazzante al collo perché a Roma aveva un fidanzato di nome Antonio, piccolo e proporzionato come lei.
Dopo qualche anno, però, l’ha lasciato per un altro, un uomo alto, smilzo, esoterico che sapeva un sacco di cose su Nostradamus e i segreti di Fatima e di notte, dopo avere chiacchierato un po’ con gli spiriti, andava a cavalcare sulle rive del Sile in groppa al cavallo Furia con un mantello nero. Furia aveva gli stessi dentoni dello zio, ma per fortuna era astemio e riusciva sempre a ritornare a casa.
La zia Florence era proprio una tipa moderna.
La zia Florence aveva delle belle gambe e prendeva il sole con noi, in quella terrazza di cemento, aveva pressappoco la nostra età.
Bruna Graziani