Scrivere bene? Puoi imparare anche tu.

“Ciò che mi trattiene dallo scrivere un capolavoro è il timore che me ne chiedano subito un altro”.
(Roberto Gervaso)

“Uno scrittore professionista è un dilettante che non ha mollato”
(Richard Bach)

Scrivere bene?
Puoi imparare anche tu.
A questo serve una buona scuola di scrittura: a portarti per mano nei prati delle tue storie, mostrandoti i trabocchetti del terreno, le sue pozzanghere, le rampe scivolose per il ghiaino, ma anche il cespuglio di rose, l’albero di cachi, la ragazza che cammina frettolosa; a insegnarti a tendere l’orecchio alle sue risate cristalline e un occhio al cartoccio di ciliegie che stringe tra le mani piccole, le unghie corte, smangiate, con residui di smalto sulle lunette; a darle un nome: Giulia? Anna? Viola? A spiegarti come si fa a guardare oltre la sua gonna a losanghe nocciola e la camicetta pervinca, contro ogni pruderie, solo per addestrarti a sentire cosa si agita in lei, sotto le sua pelle, oltre e attraverso la sua carne, fatta di ghiandole, sangue che scorre, emozioni a cui imparerai a dare un nome. E Carlo, il suo moroso? Perché cammina davanti a lei, girando la testa a destra e a manca, come inseguito da qualcuno, la nuca arrossata dal sole? Non si ferma ad aspettarla? Hanno bisticciato? Ha fretta? Ha paura di perdere l’ultimo autobus?

Una buona scuola di scrittura, allena a usare uno sguardo che buchi il visibile per infilarsi negli strati profondi della materia umana comune a tutti. Insegna i piccoli trucchi che rendono efficace la scrittura.
La sfida è quella di insegnare a fare di ogni testo e di ogni esperienza, grande o piccola che sia, qualcosa di condivisibile e universale. Non è forse ogni romanzo un’autobiografia del possibile?

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