Lo sguardo

Ogni personaggio si rivela grazie alla somma degli sguardi di tutti quelli che gli girano attorno. Chiamiamo Romeo il nostro personaggio.
Romeo, dopo tanti anni di astinenza e di delusione a Monaco, scambia due parole con la bella tabaccaia. La prima volta che intavolano un discorso, poche parole, timide, Romeo se ne torna a casa contento. Finalmente una donna gli ha dato retta. Quando le cose sembrano farsi serie, la sorella di Romeo, preoccupata dell’eredità (irrisoria), si premura di riportare a Romeo le chiacchiere che girano sul conto di Rosina. L’ex fidanzato di Rosina, scaricato un mese prima, si nasconde dietro il portico per controllare i movimenti di Romeo. Il nipotino di Romeo, invece, brama di andare da Rosina, – ogni tanto lo zio lo porta con sé – perché lei, ogni volta che lo vede gli regala un tartufo al cioccolato.
Lo sguardo su Rosina, cambia a seconda degli interessi economici o sentimentali che ognuno ha. E ognuno di questi personaggi, guidato dalle sue motivazioni, darà dell’altro un’interpretazione differente.

Ecco come il maestro Flaubert mostra i diversi sguardi che gravitano attorno al pianeta Bovary.

Lo sguardo di Emma su Carlo:

La conversazione di Charles era piatta come un marciapiede e le idee più comuni vi sfilavano nel loro abito di tutti i giorni, senza suscitare emozione o risate o fantasticherie. Quando abitava a Rouen, diceva, non aveva mai provato la curiosità di andare a vedere gli attori di Parigi. Non sapeva nuotare né tirare di scherma o con la pistola, e una volta non seppe spiegarle un termine di equitazione che lei aveva letto in un romanzo. (1)
 
Lo sguardo di Carlo su Emma, invece…

Charles si sentiva ora più importante perché possedeva una donna simile. Mostrava con orgoglio due schizzi a matita disegnati da sua moglie; li aveva fatti montare con una larga cornice e appesi in salotto a lunghi cordoni verdi contro la tappezzeria. (2)

Emma guarda Carlo e poi Leon. L’impietoso confronto:

Charles era là, aveva il berretto calcato fin sulle sopracciglia, e le grosse labbra tremanti aggiungevano una nota di stupidità al suo viso; perfino la schiena, quella sua schiena tranquilla, riusciva a irritarla quando la guardava: le sembrava di vedervi spiegata sopra la finanziera tutta l’insulsaggine che lo caratterizzava. Mentre lei lo considerava in tal modo, provando, nella sua stessa irritazione, una sorta di depravata voluttà, Léon fece un passo avanti. Il freddo lo faceva impallidire e sembrava stendere sul suo viso un languore più dolce: fra la cravatta e il collo, il colletto della camicia, un po’ largo, lasciava intravedere la pelle; una ciocca di capelli rivelava la punta di un orecchio e i grandi occhi azzurri, alzati a guardare le nubi, parvero a Emma più belli e più limpidi di quei laghi di montagna in cui si specchia il cielo. (3)

(1) – Madame Bovary, G. Flaubert, Classici Mondadori, trad Diego Valeri, cit. p. 45
(2) – Madame Bovary, G. Flaubert, Classici Mondadori, trad Diego Valeri, cit. p. 46
(3) – Cit. p. 110-1114 Cit. p. 140-141

Infine Rodolphe, il tombeur, osserva Carlo e poi Emma:

Il signor Rodolphe Boulanger, un uomo di trentaquattro anni, aveva un carattere duro e un’intelligenza acuta; inoltre, avendole frequentate molto, conosceva bene le donne. Questa gli era sembrata graziosa: ci pensava e pensava a suo marito.
“Mi ha fatto l’impressione di essere uno scemo. E lei ne è certo stufa. Quell’uomo ha le unghie sporche e la barba di tre giorni. Mentre corre da un malato all’altro, la moglie se ne sta in casa a rammendare le calze. E si annoia! Vorrebbe abitare in città e ballare la polka tutte le sere. Povera piccola! Anela all’amore come una carpa su un tavolo di cucina anela all’acqua. Basterebbero tre frasi galanti, per farsi adorare da lei, ne sono certo. Sarebbe qualcosa di dolce, di delizioso!… Già, ma come sbarazzarsene, in seguito?”

Non ci metterà molto, il bell’imbusto. Alla vigilia della fuga progettata insieme, la liquiderà con una letterina recapitatale dal fattore dentro un cesto di albicocche e per rinforzare il pathos, farà cadere sulla carta una goccia d’acqua per farla sembrare una lacrima.


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