Chi può dire cos’è la felicità? E può essere elementare? Di sicuro ‘felicità’ è una parola enorme, che può diventare retorica se non viene trattata con la dovuta cautela. Personalmente mi sono posta il dubbio e ho fatto i miei pensieri.
Ma poi. Ho letto il libro di Silvia.
Vale la pena capire cosa è riuscita a fare Silvia con i suoi protagonisti, che poi sono quasi tutte donne, che non hanno paura di mostrare la loro fragilità e alla fine arrivano a capire qual è il loro posto nel mondo.
Le somigliano ma qui non c’entra l’autobiografia. Assomigliano a Silvia come assomigliano a tutte noi nelle nostre complessità ma anche nella volontà di trovare un equilibrio, nonostante i conflitti, le contraddizioni, le difficoltà. Un punto stabile, un posto tutto nostro che ci confermi per quello che siamo e non per quello che gli altri vorrebbero fossimo.
“Piccole scelte, piccoli passi.” pensa Caterina “Andare avanti. Restare. Avere il coraggio di diventare altro da ciò che ti aspettavi”. O che si aspettavano gli altri?
Cecilia inquieta di tramontane, Effa la cura, la ragazza del Pero spaurita e forte, Anna-genitrice di Padre e Madre e non solo, Caterina.
Prendiamo tutte per mano e loro ci accompagnano lungo le pagine in una narrazione che non stanca mai e che ha un solo difetto: finisce. Mentre tu vorresti leggere ancora e ancora, perché ti fa stare bene e si ha proprio una precisa sensazione, quella. E non so se sia elementare o meno. Ma di certo è felicità.
Bruna Graziani