“Il solito latte di riso alla nocciola?” mi chiede Emilio che, con il suo fare accogliente dal “sapore di famiglia e crema alla vaniglia”, ha sempre una parola gentile da offrirmi.
“Certo! È così buono che non riesco a bere altro” gli rispondo accomodandomi al tavolino nell’angolo dove mi aspetta Foglie d’erba di Whitman.
Ogni mattina, prima di rinchiudermi in ufficio, mi rifugio qui in cerca di dolcezza, consolazione.
Mentre sorseggio la mia bevanda mi guardo attorno alla ricerca di un viso noto. Al bancone c’è Ascanio, appassionato di musica da camera. Mi piace fissare le sue dita che con cadenza ritmata girano le pagine dell’Odissea. Vengo bruscamente interrotta dal ragazzo in jeans che, sbattendo sulla mia sedia, va a occupare il tavolino dietro la pianta di yucca. Con occhi nervosi guarda l’orologio a conferma del ritardo della ragazza con la quale tutte le mattine fa colazione. La cerca nella riproduzione di Klimt, Il bacio, appesa alla parete, nel profumo della cioccolata calda di Ascanio, nel viso lentigginoso di Ana che, con accento rumeno, gli chiede l’ordinazione. Scuote la testa: vuole aspettare lei, come fa ogni giorno da mesi.
La ragazza non gli arriva alla spalla, per baciarlo deve alzarsi sulle punte dei piedi appendendosi al suo maglione. È il loro saluto: un fuggevole bacio sulle labbra, quanto basta per macchiarle di rosso smeraldo. Al bacio lui risponde con un abbraccio profondo, avvolgendola, come se volesse assorbirla.
Ma lei non c’è, non è ancora arrivata, intanto i minuti scorrono e si fanno le 8.45. Saluto Emilio lasciando due euro sul bancone ed esco. Corro verso un lavoro dal quale vorrei fuggire eppure mi serve per andare avanti, per non scivolare giù dal precipizio in cui sono sospesa da quando ho scoperto mio marito a letto con Silvia, compagna d’università.
Il semaforo rosso mi obbliga a fermarmi, intravedo il portone dell’ufficio dall’altra parte della strada. E proprio sull’entrata c’è la ragazza del caffè, la piccoletta dalle labbra rosso smeraldo. Non è sola lei, non sta aspettando, c’è già qualcuno con lei. E come ogni mattina si alza sulle punte, appendendosi alla giacca. Di un altro uomo però. Le labbra di lui non fanno in tempo a macchiarsi, con il dito ci passa subito sopra cancellando ogni possibile sospetto.
È Romeo, lo riconosco, marito di Giulia, amica d’infanzia e capo ufficio.
Nel frattempo è scattato il verde.