Le vene si contorcono. Ondate di rabbia liquida si arrotolano su se stesse, torbide.
Il cavallo galoppa veloce tra gli alberi, lo guido tra il poco che la luce della luna mi fa scorgere.
Il mio corpo in tensione si addensa.
Gli zoccoli tuonano sul terreno, falcata dopo falcata spaccano rabbiosi la terra innocente.
I muscoli si sfilacciano in sottili urla scomposte. Il cielo è macchiato di lontanissime stelle, ubriaco di nuvole nere. Il vento stride alle mie spalle, mi insegue ululando parole silenti che cercano di afferrare la mia coscienza.
Digrigno i denti, ergo inferriate per non dire ciò per cui pagherei un prezzo troppo alto.
Maledette indomabili parole. La testa non la smette di parlarmi, é ingestibile.
Il corpo vuole defluire questa rabbia che lo abita: l carne non la contiene più e chiama la fuga per non lacerarsi.
Galoppo nel buio.
La mente è finalmente distratta ed i pensieri si aggrappano ai rami degli alberi, si disperdono nell’aria.
La testa rallenta, il battito del cuore ritma un respiro scandito e leggero.
La luce fioca della luna si fa accecante. Il cielo è sobrio.
Vedo chiaramente i tronchi degli alberi, le asperità del terreno.
Animali nascosti sono traditi dal riflesso dei loro occhi.
L’aria è gelida, profuma di neve.
Tutto risale e vaporizza.
Un respiro profondo. Mi fermo.
Ascolto l’affanno del mio cavallo disturbato dal bisbigliare del silenzio.
Ricordo ogni sua singola parola ed i tagli inferti.
Li uso contro me stessa per porre fine a quella battaglia.
Decido di voltarmi indietro con uno spirito nuovo.
Torno da dove sono venuta.
Quando mi vede mi sorride e dice: “Sei stata coraggiosa. Ora, sei un vero cavaliere!”.
sei una grande 😘