Erano stanchi per il viaggio interminabile, ma felici di essere arrivati a New York.
Non andarono a letto fino a notte inoltrata. La stanchezza e il sonno si mescolavano all’esaltazione per essere proprio lì, al calore della vicinanza degli amici, all’alcool che scaldava lo stomaco e acuiva i sensi.
E i giorni successivi furono altrettanto esaltanti: tre giovani italiani e un italo americano in giro per New York, a visitare gallerie d’arte, negozi di abiti usati, grattaceli con ascensori che toglievano il fiato; a mangiare ogni mattina uova con il bacon.
Camminando erano spesso a testa in su, e la definizione di Giovanni del Seagram Building di Mies van der Rohe come di un “angolo parlante” divenne un loro codice di comunicazione.
Il clou del loro soggiorno fu la festa organizzata da Terry per gli ospiti italiani: una trentina di ragazzi e ragazze invasero la casa portando birra, gin e coca cola.
A festa inoltrata, Valentina che ascoltava musica accovacciata a fianco del divano, vide uscire Milvia dalla cucina con una strana espressione sul volto.
“Hanno una forza mostruosa questi ragazzi americani: hanno tolto il tappo da una bottiglia di birra con le mani!”.
L’arcano fu svelato la mattina successiva: i tappi erano a vite.
Le giornate passarono veloci. Arrivò il momento di lasciare la più europea delle città americane per addentrarsi nell’America dei telefilm dell’infanzia, con le porte posteriori delle case che si aprono a molla, con i supermercati delle stazioni di servizio aperti tutta la notte.
Guidando per la prima volta un’auto con il cambio automatico si avviarono verso sud.