Tutte le domeniche pomeriggio trovavo Maurizio in discoteca e nella scaletta del deejay c’era anche il mio brano preferito: “Illusion” degli Imagination.
La strobosfera girava su se stessa e la pista della discoteca diventava un mosaico di luci colorate; lui continuava a ballare e scostarsi il ciuffo dalla fronte. Io lo contemplavo.
Quando ballavamo vicini, a volte le nostre mani si sfioravano e io timidamente ritraevo la mia. I suoi occhi lievemente strabici, coperti dal ciuffo mi facevano sognare.
Aspettavo i lenti; la strobosfera si spegneva, le luci si abbassavano. Ci aggiravamo per la pista in cerca di contatto, sognando i divanetti dell’angolo più buio della discoteca.
Ecco che si avvicina, fingendo di guardare altrove, ma il ciuffo non riesce a nascondere l’intenzione; non dice nulla, allunga il braccio e le nostre mani si uniscono senza timore. Le mie, sudate per l’emozione.
Ci avviamo verso il centro della pista, lui mi cinge i fianchi e mi avvicina al suo corpo. Le mie braccia si appoggiano dietro la sua nuca.
Mi guarda negli occhi, io non riesco ad alzare lo sguardo verso i suoi, la sua bocca si sta avvicinando alla mia e sento l’odore del suo alito che sa di liquirizia.
Cerco di ritrarre il viso, ma lui con uno scatto appoggia le sue labbra alle mie.
Qualcosa di umido entra nella mia bocca e inizia a frugare. Mi avevano spiegato che si bacia con la lingua, ma pensavo che fosse sufficiente la punta, mentre quella è tanta, davvero troppa!
Anch’io voglio baciare ma non riesco a respirare, non sento più la musica e non vedo niente, sento solo una trivella dentro alla bocca.
Mi gira la testa e non capisco perché. Quella ventosa non mi si stacca di dosso. La testa mi gira sempre più.
Finalmente la strobosfera si riaccende e riprendo a respirare.
Lui non dice niente, si scosta solo il ciuffo dalla fronte.
Io, disgustata, col dorso della mano, mi strofino via dalla faccia tutta quella bava schifosa.
A quel bacio ne seguirono altri, ma non i suoi.
Ed è proprio vero che il primo bacio non si scorda più.